Varia
“Guttuso. 1912-2012”: profumi di Sicilia al Vittoriano
di Chiara Tosti Croce / 20 ottobre
Dal 12 ottobre fino al 2 febbraio 2013, il Complesso del Vittoriano ospita la mostra Guttuso. 1912-2012, per celebrare l’artista a cento anni dalla nascita e venticinque dalla morte, un quarto di secolo che permette un’analisi ormai storicizzata dell’opera dell’artista.
La mostra fornisce una visione antologica dell’opera di Guttuso, che intende restituire la complessità dell’opera del pittore sia dal punto di vista cronologico sia tematico. L’obiettivo è stato raggiunto e l’esposizione, nel suo insieme, è una rassegna di buon livello, che permette così al Complesso del Vittoriano di invertire la tendenza verso l’abisso che le ultime mostre su Mondrian e Dalì sembravano assicurare. Anche i prestatori, contrariamente a quanto accaduto in passato, sono vari e importanti, tra gli altri, la GNAM, il Museo Guttuso di Bagheria e gli Archivi Guttuso del Palazzo del Grillo a Roma, il che ha contribuito non poco alla buona riuscita della mostra.
L’esposizione delle opere non segue un ordine cronologico, ma piuttosto è organizzata per temi, scelta efficace che permette di mostrare le tematiche e la poetica dell’artista nella loro interezza. Le stanze e i corridoi si snodano arricchiti di nature morte o ritratti, come quelli dedicati alla moglie, figura chiave nelle opere dell’artista, e agli amici, come Alberto Moravia o Anna Magnani. Non mancano poi quadri legati ai problemi sociali o alla brutalità della guerra e della violenza, come “Occupazione delle terre” o “Fucilazione in campagna”, ispirata a “Le fucilazioni del 3 Maggio” di Francisco Goya. Sono proprio i temi sociali della sua contemporaneità, come i diritti negati o la violenza, a permeare più a fondo la poetica e l’opera di Guttuso, che viveva il mestiere di pittore come una missione di testimonianza del suo tempo e che raccontava la propria realtà con un linguaggio in bilico tra realismo ed espressionismo, influenzato anche dalle avanguardie cubiste e surrealiste. Tanti i riferimenti e le citazioni di amici e colleghi: la sedia di Van Gogh, i cavalli di Picasso o i ritratti di De Chirico popolano l’universo pittorico dell’artista, obbligando lo spettatore a innalzare il livello dell’attenzione. Altro tema onnipresente è poi la Sicilia, comunicata e ricordata attraverso i toni caldi e i colori accesi dell’entroterra, o i molti blu della costa, o ancora più esplicitamente nelle rappresentazioni figurative di stampo realista di contadini e pescatori.
Molto bella la sala delle Grandi Tele, opere di circa 200×200 che l’artista si impegnò a portare a termine dagli anni ’40 con cadenza annuale. Nella sala sono esposte opere importanti e rappresentative come “I Funerali di Togliatti”, testimonianza del forte impegno politico di Guttuso, anche sotto l’influenza dell’amico Picasso, “La Spiaggia”, ritratto della società che negli anni ’50 iniziava a subire i radicali cambiamenti portati dal boom economico, o ancora “La Solfatara”e “Vucciria”, due ritratti di Sicilia impregnati di realismo.
Molto particolare e affascinante l’impatto con quest’ultima tela, “Vucciria”, rappresentazione dell’omonimo mercato storico palermitano. Il quadro è un capolavoro di realismo che riesce a rendere in modo unico e coinvolgente l’impatto e l’atmosfera del luogo. L’assenza di un vero e proprio soggetto centrale, la sovrabbondanza di immagini e colori restituiscono alla perfezione la confusione e la dispersione che si provano entrando in un mercato, e, esattamente come accade nei mercati, l’occhio si abitua a poco a poco alla visione di insieme e inizia a cogliere i particolari che emergono a tratti, continuamente, e si ha come l’impressione di essere davanti a un quadro sempre diverso, senza mai la certezza di averlo esplorato a sufficienza. La vitalità caotica e confusionaria del clima del mercato è stata impressa talmente realisticamente che lo stesso autore racconta di come, chiedendo agli amici quante persone vedessero raffigurate nel quadro, questi dicessero sempre un numero diverso e mai quello esatto.
Altra tela necessariamente da citare e presente nell’esposizione è sicuramente la “Crocifissione”, apparsa al premio Bergamo del 1941 dopo un anno di lavoro, e che tanto scandalo creò negli ambienti vaticani per i nudi dei personaggi, soprattutto quello della Maddalena, tanto da valere al pittore l’appellativo di pictor diabolicus. In realtà, nelle intenzioni del pittore, come lui stesso dichiara, quei nudi erano funzionali a sottrarre i personaggi a una collocazione temporale, poiché essi sono visti come attori di un dramma eterno, «una tragedia di oggi, il giusto perseguitato è cosa che soprattutto oggi ci riguarda». Non poteva essere altrimenti per un artista che viveva il suo essere pittore come un mestiere, il mestiere di testimone chiamato a raccontare per le generazioni future il dramma del proprio presente, segnato dalla guerra e da un incredibile livello di violenza e atrocità. Esperienze forti e segnanti che traspaiono appieno dalla tela della “Crocifissione”, nei volti e nelle pose dei protagonisti, nello sfondo e nel paesaggio, una città bombardata, ma anche e soprattutto nel richiamo evidente a un’altra grande tela storica che come poche ha saputo ritrarre l’orrore della guerra: “Guernica” del collega e amico Pablo Picasso.
La vita artistica di Guttuso, così radicata nelle tecniche e nelle esperienze d’avanguardia del secolo scorso ma così attuale nei contenuti e nelle tematiche, è veramente ben riportata nella mostra del Vittoriano che vale la pena di essere vista e per cui ognuno potrebbe dirsi soddisfatto di aver pagato il biglietto, parafrasando Enrico IV, si potrebbe affermare con serenità che «Guttuso al Vittoriano val bene 12.50€».
Guttuso. 1912-2012
Dal 12 ottobre fino al 2 febbraio 2013 presso il Complesso del Vittoriano
Per maggiori informazioni:
http://www.romeguide.it/mostre/guttusovittoriano/guttusovittoriano.html