Musica
“Meat and Bone” dei Jon Spencer Blues Explosion
di Alessio Belli / 22 ottobre
Sai che quando c’è di mezzo Jon Spencer difficilmente si rimane delusi. Lo sai perché quando leggi quel nome, ripensi subito al grezzo schianto della prima band, i Pussy Galore. Poi rivivi la sua storia recente, i live pieni di furore e grinta, e al nome e cognome aggiungi anche due altre parole chiave: Blues ed Explosion. E il quadro si completa e parte nelle tue orecchie la musica di una band capace – grazie a originalità e forza – di scardinare le categorie e i limiti della musica moderna, creando una fusione di punk, rock e blues, dagli esiti paurosi, come testimoniano dischi ormai cult, Orange su tutti. E la voglia di alzare al massimo il volume diventa irrefrenabile.
La Jon Spencer Blues Explosion (composta per l’appunto da Jon Spencer alla voce e chitarra, Judah Bauer alla chitarra e Russell Simins alla batteria) è un nome che in Italia richiama la gesta dei Bud Spencer Blues Explosion, fedeli devoti del maestro e che all’estero viene giustamente anteposto ai più recenti e forse più celebri The White Stripes e The Black Keys.
Il trio di New York, a otto anni dall’ultimo lavoro di inediti Damage, torna alla riscossa, con l’intenzione di mantenere fede alle propria vocazione. Lo fa con Meat and Bone, dualismo scarno e forte, molto probabilmente riferito alla base di quella che è la loro struttura strumentale: chitarre e batteria, la carne e le ossa della loro produzione.
Il disco è onesto fin dall’inizio e da semplicemente ciò che promette per chi conosce la band: una raffica di pezzi elettrici ed energici dove la furia di Jon Specer – qui va detto più trattenuto rispetto ai lavori precedenti – si fonde perfettamente con la ritmica di Simins. In alcuni casi le parole non bastano nemmeno, ci pensano gli assoli.
Per chi non li conoscesse, la prima canzone dell’album, “Black Mold” vale più di mille parole e spiegazioni: ritmica martellante, chitarre distorte di sottofondo, riff infuocati e la solita performance hard di Mr.Spencer, anche virtuoso dell’armonica della seconda traccia “Bag of Bones”. Proseguendo nell’ascolto, non c’è una canzone o un momento fuori posto o superfluo: per altri nove brani la Blues Explosion incatena momenti di rock puro, a volte duro e secco a volte sintetizzato e distorto: “Danger”, “Ice Cream Killer” e le due “piccole” “Strange Baby” e “Bottle Baby”. Poi il blues’n’roll di “Unclear” e il finale strumentale di “Zingar”.
Ancora una volta l’esplosione ha bruciato e distrutto tutto: fortunatamente solo a livello musicale, grazie a Jon Spencer e soci. Se non ci fossero loro…