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“Black Mirror” di Charlie Brooker e Jesse Armstrong

di Mirko Braia / 7 novembre

La tecnologia non è né buona né cattiva, dipende solo dall’uso che ne facciamo. Certo è che negli ultimi anni ci ha incalzato sempre più, è entrata nelle nostre case e ha invaso la nostra privacy violentemente, da ogni parte, attraverso i social network.

Cosa succederebbe se questa situazione arrivasse alle estreme conseguenze? Ha provato a immaginare la risposta il giornalista Charlie Brooker, ideatore di Black Mirror, una mini-serie in tre episodi proveniente dalla Gran Bretagna, prodotta da Endemol e andata in onda su Channel 4 lo scorso anno.

La prima particolarità è una struttura originale: manca infatti una trama che unisca le tre vicende narrate, completamente staccate l’una dall’altra (c’è addirittura un cast differente per ognuna delle tre). A legare il tutto è solo il tema di fondo, ossia l'esasperazione raggiunta dallo sfruttamento della tecnologia e della rete globale e la proposizione su schermo di cosa potrebbe seguire a un evento del genere.

I primi minuti di “The National Anthem” sono forse la migliore spiegazione di tutto ciò che Black Mirror vuole dimostrare. La prima scena ci mostra infatti il primo ministro inglese, Michael Callow, raggiungere in piena notte il suo staff e prendere atto del rapimento della principessa Susannah (membro fittizio della famiglia reale), scoperto grazie a un video inviato dal terrorista che la tiene prigioniera. Il primo grande colpo di scena è la scoperta della richiesta di riscatto: per rivedere di nuovo la ragazza viva il primo ministro dovrà avere in diretta su tutte le reti nazionali un rapporto sessuale completo con un maiale. Una condizione quanto mai singolare, a cui Michael e il suo staff vogliono evitare di sottostare, cercando di organizzare subito un’operazione di salvataggio in gran segreto.

Ma come tenere il segreto se il video non è giunto direttamente al primo ministro ma è stato pubblicato su Youtube per essere visualizzato e salvato da decine di migliaia di utenti prima di essere cancellato? Quando il popolo di internet riceve la notizia il passaparola è inevitabile, e anche i canali televisivi (ai quali era stata vietata la messa in onda di ogni notizia riguardante il rapimento) si piegano al volere degli spettatori lanciando lunghe dirette sull’accaduto.

In questo caso l’accento sembra evidentemente posto sulla facilità con cui Youtube, Facebook, Twitter e in generale le nuove frontiere di internet hanno reso fruibile l’informazione al popolo della rete in tempi sempre più brevi, prima di quanto possano fare televisioni o giornali.

Ma se il primo episodio sembra quello più aderente alla realtà e più verosimile, i due successivi si spingono sicuramente oltre i limiti mostrando punti di vista più grotteschi e fantascientifici.

Nel caso di “15 Million Merits” vengono chiamati in ballo alcuni dei compagni più fedeli dell’utenza dal ventunesimo secolo. Siamo in un mondo chiuso, di cui non ci viene mostrato un eventuale esterno, e tra le mura in cui vivono tutti i presenti l’unica attività disponibile è correre su delle cyclettes e accumulare i “Merits” con cui comprare qualunque cosa, dal dentifricio all’ingresso ad “Hot Shots”, la più grande competizione canora evidente parodia del celeberrimo “X-Factor”. Tra gli sparatutto in prima persona da giocare non più con i joystick ma coi sensori di movimento e il porno pubblicizzato come un programma in prima serata, non c’è posto per tutti gli obesi, considerati cittadini di seconda fascia e costretti a lavorare come inservienti o ridicolizzati in tv in game shows di dubbio gusto.

In questo mondo si muove Bing Madsen, un ragazzo di colore che si innamora di Abi, una nuova arrivata, e della sua voce e che arriva al punto di comprarle l’ingresso ad “Hot Shots” (da segnalare la presenza di Rupert Everett come guest star nel ruolo di uno dei tre giudici) per dimostrare tutto il suo valore. Ma la sua audizione non andrà proprio come sperato…

Si cambia totalmente registro in “The Entire History Of You”, unico episodio alla cui realizzazione non ha preso parte Charlie Brooker ma Jesse Armstrong.

La grande novità presentata in questo terzo episodio è la presenza del grain, una sorta di microchip impiantato dietro l’orecchio quasi di chiunque, che consente di registrare e rivedere qualsiasi evento della propria vita proprio come è stato vissuto, rendendolo una sorta di immenso hard disk dei ricordi di ogni individuo.

Come già premesso nelle primissime righe l’obiettivo di Black Mirror non vuole e non deve essere quello di demonizzare il progresso tecnologico, ma piuttosto quello di sensibilizzare e invitare alla riflessione per far sì che tutto ciò che accompagna la nostra vita non arrivi un giorno a circondarla del tutto e conquistarla completamente.

La serie, arrivata in Italia solo il mese scorso su Sky Cinema 1, ha generato molte polemiche e un prevedibile dibattito; tutto questo non ha comunque frenato Endemol, che ha annunciato la produzione di una seconda stagione nella prossima estate (le date di messa in onda sono ancora incerte).