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“Sherlock”: l’opera di Conan Doyle arriva sul piccolo schermo
di Mirko Braia / 27 novembre
«Elementare Watson!» Questa frase potrebbe riassumere tutto quello che c’è da dire su Sherlock Holmes, una vera e propria icona. Eppure, come spesso accade in questi casi, è risaputo che le due parole più famose del detective britannico sono in realtà il frutto di adattamenti cinematografici successivi e non della mente di sir Arthur Conan Doyle. È quindi doveroso scendere più a fondo.
Parliamo a questo proposito della serie televisiva Sherlock, liberamente tratta dai libri dell’autore scozzese e andata in onda dal 2010 su BBC One. Se sul grande schermo dal ventesimo secolo in poi abbiamo visto decine e decine di pellicole con protagonista Sherlock Holmes, questo è soltanto il secondo adattamento televisivo della storia dopo Le Avventure di Sherlock Holmes, andato in onda ormai quasi 30 anni fa.
I creatori del progetto, Steven Moffat e Mark Gatiss, hanno voluto riproporre le vicende del celeberrimo investigatore in una chiave insolita e le hanno ambientate nella Londra del nuovo millennio. Il personaggio di Sherlock Holmes (interpretato da Benedict Cumberbatch) è molto vicino a quello dipinto da Arthur Conan Doyle: è un consulente investigativo brillante ma freddo e distaccato, quasi incapace di rapportarsi con gli altri, cinico e lontano quanto più possibile dalle emozioni che potrebbero solo essere d’intralcio al suo lavoro. Anche nel tratteggiare John Watson (Martin Freeman) Moffat e Gatiss rimangono fedeli alla versione letteraria e ci presentano un ex soldato che ha lavorato come medico durante la guerra in Afghanistan (anche nei racconti di Doyle il dottore aveva combattuto proprio nella guerra anglo-afghana di fine diciannovesimo secolo) in cerca di una nuova vita all’interno della società.
Nel primo episodio della serie, “A study in Pink”, c’è un altro richiamo allo Sherlock Holmes originale, apparso per la prima volta nel racconto “A study in Scarlet”.
Oggi come allora i due protagonisti, una volta venuti a contatto, decidono di trovare una sistemazione comune per concludere la loro ricerca di un posto in cui vivere. Da qui in poi il dottore diventerà quella sorta di io narrante che già era stato nei racconti di Doyle e seguirà il detective in tutte le sue indagini: nella serie, però, le gesta di Sherlock troveranno la fama grazie al blog redatto e aggiornato proprio da Watson a sua insaputa.
I metodi investigativi di Watson lo porranno in costante conflitto con chi lo circonda, costringendo colleghi come il tenente Lestrade a sopportarlo comunque, in nome del contributo unico che il ragazzo può offrire alle indagini grazie alle sue doti deduttive uniche.
Ogni episodio (tre per ogni serie, e dopo due ottime stagioni una terza è in arrivo nel 2013) segue scrupolosamente tutte le vicende senza tralasciare alcun dettaglio o tagliare corto per esigenze televisive, e infatti ognuno di essi si avvicina più a un film che a uno show televisivo vista la durata di circa un’ora e venti minuti per il singolo caso. Durante la prima stagione tra i personaggi che vengono presentati bisogna menzionare Mycroft Holmes, fratello maggiore di Sherlock, un collaboratore dei servizi segreti britannici a volte pigro o senza tempo e deciso a chiedere aiuto al fratellino nonostante sembri avere capacità almeno equiparabili alle sue. La particolarità che contraddistingue Mycroft sul piccolo schermo è il suo volto, ossia quello di Mark Gatiss, non solo sceneggiatore ma anche attore all’interno della serie.
Per un lavoro cosi meticoloso e caratteristico, nonostante i sempre ottimi doppiaggi italiani, è sinceramente consigliata la visione in lingua originale di Sherlock, poiché l’interpretazione di tutti gli attori davanti alle telecamere è stata davvero encomiabile, fruttando addirittura a Benedict Cumberbatch una nomination agli Emmy 2012 come migliore attore protagonista per una miniserie o film per la TV.
Se siete fan dei romanzi di Arthur Conan Doyle, dei gialli e di Sherlock Holmes, non potete assolutamente lasciarvi sfuggire questa fortunata serie (ricordiamo che ogni episodio è un adattamento o porta elementi di altri racconti originali).
E se ancora non siete sazi o se l’atmosfera grigia di Londra non vi soddisfa completamente, gli Stati Uniti si sono mossi proprio nel 2012 per venirvi incontro, con la messa in onda di Elementary, un altro lavoro televisivo ispirato alle vicende di Sherlock Holmes ma ambientato nella frenetica New York.