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Libri

Voland: un percorso di qualità

di Cristiana Saporito / 9 gennaio

«…Che cosa farebbe il tuo bene, se non esistesse il male? E come apparirebbe la terra, se ne sparissero le ombre? Le ombre provengono dagli uomini e dalle cose. Ecco l’ombra della mia spada». Così sentenzia Woland, il diavolo de Il Maestro e Margherita, capolavoro inamovibile di Michail Bulgakov. Ed è proprio la sua presenza misterica, il chiaroscuro del suo potere, a consentire la salvezza e la rivincita del Maestro, a strapparlo dalla persecuzione della Mosca oscurantista degli anni ’30. Woland è uno spirito bizzarro, energico, magico. Entità mefistofelica, inafferrabile, superiore. Strutturalmente libera e castigatrice della cattiva letteratura.

Voland, tradotto anche con la “V”, è dal 1995 anche il nome di una casa editrice piccola e preziosa. Nata a Roma, in primavera, in una traversa di via Nazionale, per volere della slavista Daniela Di Sora. La missione di Voland, il senso profondo della sua direzione, è quella di riscattare universi poco conosciuti, diffondere titoli e autori della letteratura slava, non solo per la professione della sua fondatrice, per l’affinità elettiva che la lega a quel mondo, ma anche perché in Italia sembra allora, e forse anche adesso, non esserci abbastanza spazio, abbastanza occhi, per l’inchiostro di quelle latitudini. Si comincia con tre libri: Dall’Italia di Gogol’, Il ladro di pesche del bulgaro Emiljan Stanev e Per Anna Karenina di Lev Tolstoj. Poi lo sguardo si dilata, la casa editrice cresce e il «percorso di qualità» prosegue abbracciando nomi mai scontati, come lo spagnolo Josè Ovejro, il brasiliano di origine russa Moacyr Scliar e la portoghese Maria Dulce Cardoso. La consacrazione giunge con la francese Amélie Nothomb, che Voland sceglie e lancia per prima in Italia, tanto che la scrittrice da sei milioni di copie vendute solo in Francia le resterà fedele e affezionata.

Il catalogo, ormai vastissimo, si compone di otto collane.
Amazzoni, composta e nutrita dalla scrittura femminile; mai dimessa, mai sottotono, come suggerisce il suo stesso nome. Tra le sue abitanti spiccano Rachel Wyatt, Brigitte Reinmann e Silvana Maja.
Confini, dedicata ai viaggi come “perversione umana” più prolifica ed essenziale. Un titolo tra tutti è Breviario per nomadi di Vanni Beltrami, in una veste illustrata e di grande pregio grafico.
Intrecci, che propone suggestioni di altre geografie, meridiani e paralleli d’intensa narrazione in cui è facile impigliarsi. Oltre a Julio Cortazar e a Georges Perec, molto interessante è Alcuni dei miei amici sono bianchi del «guerrigliero zulu in giacca e cravatta» Ngcobo Ndumiso. Tra gli italiani pubblicati figurano Ugo Riccarelli, Giorgio Manacorda e Francesco Campora.
Sìrin, concentrata solo sulla dimensione slava. Trae spunto dalla creatura mitologica omonima, metà donna e metà uccello, capace di stregare gli uomini con la dolcezza del suo canto. Al suo interno campeggiano Jordan Radickov, Alex Popov e il già citato Emiljan Stanev.
Sìrin classica, costituita da prestigiose traduzioni di grandi autori russi. Un esempio per tutti è quello di Paolo Nori, che si è confrontato con Tolstoj e Dostoevskij.
Finestre, per proiettarsi al di là della letteratura, verso orizzonti di arti visive, architettura, memorie. Da segnalare Il libro dell’assenzio di Phil Baker e l’ironico Come diventare un malato di mente di Pio Abreu José Luis.
Teatro, con quattro pubblicazioni importanti, tra cui Ploutos o della ricchezza di Ricci/Forte.
Supereconomici, la nuova collana di tascabili.
Nella partitura di attività svolte dalla casa editrice, di notevole valore è, per passione e necessità, quella delle traduzioni, rappresentata e comunicata dall’idea della “bottega”, non solo per la cura artigianale della sua realizzazione, ma per lo scopo di «creare un gruppo di persone che condividano gli stessi principi e portino avanti un metodo di lavoro comune, pur nelle differenze individuali», costruendo intorno al progetto Voland  dei veri e propri laboratori, «una rete di competenze a cui eventualmente lavorare».

E ora è il momento delle nostre cinque scelte, dei testi per noi più incisivi della “diabolica” creatura editoriale.
Imperdonabili di Philippe Dijan. La storia di Francis, scrittore di successo che finisce risucchiato in un gorgo di cinismo come sola soluzione per sopravvivere al dolore della perdita. Capolavoro di bellezza irreversibile e di letale solitudine.
Diari di pietra di Carol Shields, autrice canadese di straordinaria forza espressiva, ci racconta della vita apparentemente semplice di Daisy Goodwill e delle sue infinite venature emotive.
Nostalgia di Mircea Cartarescu, autore rumeno fortemente censurato in patria.  Un inventario di sogni e ossessioni spalmati sullo sfondo di Bucarest.
Arpagoniana di Konstantin Vaginov, uno dei maestri russi dell’assurdo. Un itinerario nei grottesco attraverso i bassifondi di San Pietroburgo.
Stupori e tremori di Amélie Nothomb. Discesa agli inferi di Amélie attraverso gli automatismi della multinazionale giapponese in cui inizia a lavorare. Vertigine caustica e trascinante.
In questo caso la selezione non è stata affatto semplice, perché lo spirito Vola(nd) alto e ci offre sempre avventure in cui vale la pena tuffarsi.