Varia
“Costantino 313 d.C.” al Palazzo Reale di Milano
di Chiara Tosti Croce / 15 gennaio
Il Palazzo Reale di Milano ospita, fino al 17 Marzo, la mostra Costantino 313 d.C. – L’Editto di Milano e il Tempo della Tolleranza, una mostra ideata dalla Fondazione Sant’Ambrogio – Museo Diocesano per celebrare il diciassettesimo centenario dell’Editto di Milano, che sarà visibile anche a Roma dal 27 Marzo al 15 settembre negli spazi espositivi del Colosseo e della Curia Iulia.
La scelta dei curatori, Paolo Biscottini e Gemma Sena Chiesa, è stata quella di organizzare la mostra per tematiche: Milano città imperiale, la diffusione del segno del Chrismon (la X sovrapposta a P), le testimonianze dei culti pagani nell’impero, la Tetrarchia, l’esercito, l’immagine dell’imperatore, la vittoria su Massenzio, la corte, la chiesa e la figura di Elena.
L’aspetto che maggiormente cattura l’occhio dello spettatore in questa mostra è il largo uso che si fece durante l’impero dell’arte come strumento di comunicazione: l’immagine venne infatti messa totalmente al servizio del messaggio che si voleva comunicare, fosse esso religioso o politico. L’arte divenne elemento del potere con il risultato che nella dimensione pubblica venne coscientemente abbandonata l’armonia di forme del periodo classico – la proporzione o la sezione aurea –, per lasciare posto a immagini meno realistiche, ma sicuramente più funzionali a rappresentare il potere imperiale. L’immagine dell’imperatore si fa sempre più imponente e sempre più onnipresente in statue, monumenti celebrativi e monete. Esempio chiaro di questo nuovo linguaggio sono i bassorilievi dell’arco di Costantino a Roma, di cui in mostra sono esposti dei calchi. Il linguaggio artistico adottato è chiaramente celebrativo e funzionale a far risaltare, su tutti gli altri, la figura dell’imperatore; i suoi gesti sono enfatizzati a discapito dell’armonia e della proporzione della figura e anche le scene nel complesso sono chiaramente influenzate da questo intento politico-didascalico che si prefiggeva l’obiettivo di raggiungere il più ampio pubblico possibile tra tutte le popolazioni dell’impero, anche quelle più “barbariche”.
Anche il simbolismo religioso diviene via via sempre più diffuso e presente tanto da comparire in oggetti di uso quotidiano, come gioielli, lampade o tendaggi, ma anche su oggetti del potere pubblico, come le monete, dove il simbolo del Chrismon compare al fianco dell’immagine dell’imperatore Costantino. Un cambiamento di linguaggi che deriva innanzitutto dall’esigenza dell’imperatore di mantenere il territorio controllato, coeso e pacifico, una necessità che è all’origine dell’Editto di Milano stesso e della politica di tolleranza che inaugurò.
Accanto a questo nuovo modo di concepire l’arte come comunicazione si mantiene vivo ancora il gusto classico per la figura armonica in cui le immagini sono raffigurate in modo più mimetico. Questo genere di linguaggio nell’impero costantiniano è soprattutto utilizzato nella sfera privata, in sarcofaghi o ritratti dell’alta borghesia, ma a volte viene impiegato anche per opere destinate al pubblico, come la Capsella reliquiario di San Nazaro, una cassetta ricoperta di una lamina d’argento, decorata a sbalzo e raffigurante temi religiosi quali Cristo con gli Apostoli, la Natività, il Giudizio di Salomone e Giuseppe in Egitto. Nella decorazione di questo reliquiario i due tipi di linguaggi coesistono: se da una parte le figure prese singolarmente rispecchiano visibilmente una certa attenzione verso il canone classico, le scene, nel complesso, risultano sempre influenzate da questo nuovo concetto di “prospettiva-narrativa” in cui il protagonista della scena è al centro e più grande rispetto agli altri attori tanto che lo spazio prospettico è totalmente annullato.
La mostra nel complesso è sicuramente interessante ed è spunto di varie considerazioni di merito. La prima è quella di aver dato la possibilità al grande pubblico di poter apprezzare diversi pezzi notevoli ma sconosciuti, se non altro per i luoghi provenienza ancora scarsamente frequentati, come la splendida collezione di elmi di IV secolo provenienti dal museo Vojvodine in Serbia.
La seconda è quella di aver “ampliato” lo spazio espositivo, includendo riferimenti a luoghi della città di Milano funzionali al percorso, come gli scavi del palazzo imperiale tra via Borromei e via Morigi. Speriamo che la stessa logica di “mostra oltre la mostra” venga mantenuta anche a Roma. La location scelta per questa esposizione, così vicina all’arco di Costantino, fa ben sperare. Mi permetterei inoltre di aggiungere al percorso espositivo, per chi volesse vedere la mostra a Milano, il museo archeologico poco distante dove è esposta la Patena di Parabiago, un oggetto certamente chiave per la comprensione di questo momento storico.
Costantino 313 d.C. – L’Editto di Milano e il Tempo della Tolleranza
Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano
25 ottobre 2012 – 17 marzo 2013
Per ulteriori informazioni visitate il sito http://www.mostracostantino.it