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[CultSeries] “Twin Peaks” di David Lynch e Mark Frost
di Alessio Belli / 30 gennaio
Twin Peaks è una Madre. La Madre di un tipo di serie, che prima era considerato inimmaginabile e irrealizzabile. Nella storia della fiction televisiva, c’è un Anno Zero: un prima e un dopo segnati da Twin Peaks. La sua messa in onda ha generato un unicum mai scalfito, visti gli effetti prodotti a livello artistico e di pubblico. Ma procediamo un passo alla volta, perché alla base di Twin Peaks c’è la Madre delle menti folli, geniali e malate: quella di David Lynch.
Immaginatevi la scena: è l’aprile del 1990 – basta dare un’occhiata alla tv dell’epoca per capire quanto fosse mediocre e bonario il target – e il telespettatore americano, fermando lo zapping sul canale ABC s’imbatte in cupe immagini di fabbriche e boschi. Una fotografia terrosa e satura. Poi un sinistro cartello segnaletico che anticipa l’inquietante e grigio paesetto di Twin Peaks, al confine tra lo stato di Washington e il Canada. Dopo aver respirato l’atmosfera, lo spettatore s’imbatte nell’evento cult per eccellenza della storia delle serie: l’omicidio di Laura Palmer. Il ritrovamento del suo cadavere nudo avvolto in un telo di plastica sconvolge – e coinvolge – la cittadina, vista la popolarità della vittima. Ma lo shock va avanti: poco dopo, lo spettatore, già inquietato, viene a sapere che un’altra giovane del posto – Ronette Pulaski – è ritrovata in fin di vita vicino alle rotaie della ferrovia. Prima di entrare in coma, racconterà il suo incubo. A questo punto le turbate autorità del posto cedono le indagini all’FBI, nello specifico all’agente Dale Cooper. Da quel momento in poi inizia il vero delirio, perché Twins Peaks è la concentrazione estrema di tutto il male possibile da concepire per Lynch. E abbiamo solo accennato alla prima puntata…
La grandezza del regista (qui anche attore), è stata quella di andare oltre il solito thriller e portare lo spettatore a livelli narrativi e immaginifici mai trasmessi sul piccolo schermo, miscelando secondo le sue norme enigmatiche e decostruttive il fantasy – vedi ciò che accade nel Bosco –, il giallo e l’horror – ovvero La Loggia Nera. Altro epico esempio che vale più di mille parole: la Stanza Rossa.
Il successo di Twin Peaks è leggenda: «Chi ha ucciso Laura Palmer?» è il dilemma che ha assillato milioni di spettatori in tutto il mondo, creando un vero fenomeno massmediatico senza precedenti. Dai Twin Peaks Parties, dove la gente si riuniva per vedere gli episodi e dare le proprie ipotesi sull’omicidio, alle tshirt con la scritta «I killed Laura Palmer», alla Regina Elisabetta che interrompe un concerto in suo onore per vedere una puntata. Un aneddoto nostrano (in Italia i dati Auditel di Twin Peaks sono sbalorditivi, secondi solo alla Nazionale, al Festival di Sanremo e a La Piovra), anche per sottolineare quanto la serie sia entrata nell’immaginario collettivo culturale: alcuni casi di omicidi avvenuti tra il ’91 e il ’92, quando i parallelismi lo permettevano, venivano descritti come «omicidi alla Laura Palmer».
È anche bello vedere come nel tempo innumerevoli prodotti televisivi, abbiano tributato il loro omaggio alla serie Madre. Tra i tanti, chi ama i Simpsons, sa quando viene citata la Stanza Rossa. Ovviamente, con il loro stile inconfondibile.
Sicuramente le innovazioni e i pregi di Twin Peaks sono lampanti tutt’oggi, a più di vent’anni dall’esordio. Primo: l’aver portato il cinema in tv. La concezione e il progetto di un maestro della settima arte, il dispiego di mezzi, la sceneggiatura e la produzione sono degne di un film che ha poco a che vedere con una puntata di una fiction di allora. E anche di oggi. Già dalla sigla, composta dallo stretto collaboratore di Lynch, Angelo Badalamenti, si intuisce chiaramente il livello qualitativo. Secondo: l’impostazione narrativa. Tutti nel paese hanno un movente e sono legati alla vittima: questo li rende tutti protagonisti. E Lost ha appreso alla perfezione la lezione. Terzo: l’aver mostrato il soprannaturale e l’inconscio in tv. L’agente Dale Cooper, che risolve i casi lasciandosi guidare dalle sue visioni e da un misterioso sesto senso, è il padrino del Fox Mulder di X-Files e del Frank Black di Millennium. Quarto: l’aver trattato in maniera visivamente spietata e cruda tematiche estremamente forti. C.S.I. e colleghi hanno seguito la via. E diffidate dalle imitazioni o presunte tali: Carnivale e Happy Town, solo per fare qualche nome.
Rimane infine l’amarezza per come sia finita. Il dilemma sulla morte di Laura Palmer è stato in maniera duplice e alquanto cinica il motivo della vita e della morte di Twin Peaks. Lynch infatti non voleva proprio svelare l’enigma, mentre la produzione insistette per mostrarlo all’inizio della seconda stagione. Cosa che poi avvenne. Questo provocò uno spietato calo degli ascolti e un continuo declino sfociato nella cancellazione, lasciando come ultimo fotogramma una delle immagini più sconcertanti e folli mai viste sul piccolo schermo.
L’amara conclusione sembra però non aver tolto nulla al mito della Madre delle serie di qualità. Anzi. Lo stesso Lynch si è preoccupato di chiudere le vicende incompiute nel capolavoro Fuoco cammina con me. Ma questa è un’altra storia: prima dovete uscire vivi da Twin Peaks.