Musica
[BioSong] “She’s leaving home” dei Beatles
di Elisa Longo / 22 febbraio
Marzo 1966.
Lo schizzinoso Radio Corriere TV, settimanale ufficiale della RAI, decide sfrontatamente di mettere in copertina la foto del quartetto di Liverpool che stava facendo girare la testa a tutto il mondo. Un evento storico che anche in Italia, seppur con qualche dubbio, in coloro che non volevano accettare le new entry del panorama musicale, stava via via avvicinandosi.
Lo speciale Appuntamento con i Beatles, difeso e voluto da un finissimo intellettuale come Mario Carpitella, uno di quei giovani dirigenti progressisti e illuminati che la gerentocrazia Rai amava chiamare “corsari”, fu un altro segnale che qualcosa anche nel Belpaese stava cambiando.
L’ultima hit dei temibili scarafaggi è “Michelle”, una ballata dolcissima e melodica che scala le classifiche per 27 settimane, conquistando la vetta e stracciando tutti i record di vendite beatlesiane in Italia. La febbre è esplosa: e di lì a poco non ci sarebbe più stata una cura. Prossimi a registrare il loro terzo film musicale, dopo il grande successo di A Hard Days Night e di HELP! la band dedica ormai tutto il tempo a cercare nuovi suoni e registrare qualcosa di inedito. Il successo e la vetta si ha con Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band – La Banda del Club dei Cuori Solitari del Sergente Pepper – un disco che a detta di BIG, settimanale dedicato alla musica e al cinema, sarebbe divenuto un cult.
Registrata venerdì 17 marzo 1967, “She’s Leaving Home” può ben rappresentare lo stile ballad mccartiniano. Tratta da un fatto di cronaca, apparso sul Daily Mirror del 27 febbraio 1967. “Ragazza da dieci e lode lascia la macchina e svanisce nel nulla”, narrava la storia di Melanie Coe, una bionda studentessa della Grammar School di Skinner a Standford Hill che scomparve lasciando la sua auto parcheggiata vicino casa, tutti i vestiti nell’armadio e il libretto degli assegni nella sua stanza. Un caso strano ma vero, emblema di un gap generazionale del dopoguerra con cui molti giovani si confrontavano. Il baronetto Sir McCartney a riguardo disse: «E’ una ragazza molto più giovane di Eleanor Rigby, ma è lo stesso tipo di solitudine». Nella realtà Melanie era scappata con un croupier che aveva conosciuto in un locale e con il quale era andata a vivere in un appartamento a Sussex Gardens, Londra. Nel testo, invece, il suo amante viene descritto come un uomo che commerciava in automobili. La magia con la quale Paul McCartney sviluppò l’atmosfera di questa storia d’amore da una parte, e l’immenso dolore dei genitori dall’altra, impregnò tutta la canzone di struggente dolcezza melodica, come uno dei più alti momenti di lirica pop. Il testo tiene conto del tormento familiare per l’inaspettata scomparsa e della difficoltà a comprendere un gesto così incomprensibile: «What did we do that was wrong/cosa abbiamo fatto di male».
Il risultato è un felice incastro di voci e sentimento. Dal punto di vista metrico, le terzine in anafora «She is/leaving/home (lei se ne va di casa)» sono ripetute due volte, mentre «She is/having/fun (lei si diverte)». impreziosisce la chiusura. Paul voleva che fosse George Martin, il loro arrangiatore, a curare la traccia, ma in quel periodo era impegnato con Cilla Black, una cantante del periodo del Cavern Club con la quale Lennon aveva fatto amicizia (fu anche grazie a lui che la neo pop singer venne in contatto con il suo futuro manager, Brian Epstein). Per l’arrangiamento viene quindi contattato Mike Linder e per la prima volta, tra i musicisti, c’è una donna a eseguire, all’arpa, un loro brano, Sheila Bromberg. Gli arrangiamenti, volutamente dolci, sono eseguiti dai soli violini, violoncelli e contrabassi, oltre allo strumento femminile. Realizzato in due giorni, il brano viene inserito nell’ottavo e, forse, miglior prodotto del quartetto di Liverpool che esce negli USA il primo giugno del 1967 e in Gran Bretagna il giorno seguente. Traccia numero sei.
La celeberrima copertina ricca di personaggi famosi, celebrità morte o viventi, venne da un’idea di Paul, e fu criticata da tutti, Brian Epstein per primo; egli credeva che la copertina non mettesse in luce il gruppo di Liverpool. A discapito di tutti coloro che non credettero nel progetto, e di chi tentava, con scarso successo, di imitarli l’album fu un trionfo clamoroso e scalò le classifiche internazionali. Il resto è solo orecchio e buon gusto.