Libri
[LibriCome4] Conversazione con Andrea Camilleri: “Come ho scritto i miei libri”
di Elisa Longo / 20 marzo
Quando si pensa ad Andrea Camilleri, non si può non pensare allo straordinario successo che anno dopo anno, e libro dopo libro, continua a riscuotere fra i lettori. Ma quando si ha la fortuna di ascoltare dal vivo Andrea Camilleri ci si può perdere in storie e luoghi forse persino più seducenti di quelli che descrive nei suoi libri. Con la “freschezza” dei suoi ottantasette anni, ma con la convinzione di averne qualcuno di meno, lo scrittore siciliano è stato ospite dell’ultima giornata di Libri Come, nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica: su un palcoscenico scevro, due sole poltrone rosse, e Serena Dandini che ha conversato con lui in via del tutto informale.
«Come scrivi i tuoi libri?», gli chiede la Dandini. «Con la mano destra», ironizza lo scrittore.
Questo è l’incipit, dal quale si intuisce già quale sarà il tenore dell’incontro. Colui che viene definito «un amico di tutti i suoi lettori» ci racconta che la scrittura è qualcosa che lo accompagna quotidianamente, come un rito. Camilleri la mattina alle 7 è già sveglio e pronto per il suo “impiego”, ma non prima di essersi «pulito, lavato e soprattutto sbarbato», condizioni senza le quali afferma di non riuscire a vivere. Questo modulo ripetuto con costanza ogni mattina è il metodo vincente per avere tutto «sotto controllo». Una persona «sciatta» scriverà in maniera sciatta e la conclusione è che la scrittura risentirà di questa poca accortezza: legame magico e personalissimo tra autore e testo.
«Perché scrivi?», è la seconda domanda, la più odiata da tutti gli scrittori.
In un’intervista a El País, Camilleri aveva detto: «Scrivo perché è sempre meglio che scaricare casse al mercato centrale!» Confida inoltre al pubblico in sala che è l’unico modo per poter fare dediche ai nipoti, per dare «una parte di me stesso agli altri», ma anche una maniera per restituire tutto quello che ha letto: si impara a scrivere leggendo, e così lui scrivendo restituisce «quei pochi centesimi» che è in grado di ridare.
Non tutti sanno che i quasi cento libri scritti da Andrea Camilleri mantengono una tensione matematica rigidissima; non tutti sanno che ogni libro ha sempre diciotto capitoli e che ogni capitolo corrisponde a dieci cartelle. Una tensione da «direttore d’orchestra o da ballerina» che non può sbagliare un passo, una nota, che tiene il tempo. Mantenerla significa restare freddi in questi numeri contemplando comunque un’emozione, una sensazione. Una regola tutta personale, quella dello scrittore siciliano, un meccanismo computerizzato che non può uscire dagli schemi.
Approfondendo la tematica dei numeri e del ritmo si arriva a La rivoluzione della luna, il suo ultimo libro, edito da Sellerio. Un racconto in ventotto giorni, ambientato «sul finire del Seicento», in cui la protagonista, Eleonora di Mora, vedova del Viceré di Sicilia, succede al governatorato del marito. Un racconto che fuoriesce dalle righe perché viene preso dallo scaffale delle storie, da quella «biblioteca dei racconti da narrare da cui tutti gli scrittori attingono».
Una storia vera, in cui Camilleri si è infiltrato, facendosi spazio in uno spiraglio buio; ha ricercato dati, messo da parte carte e scartoffie, trovando questo passaggio di testimone nelle cronistorie; un passaggio di potere considerato poco e nulla da molti, ma che lui ha voluto riportare alla luce affinché gli fosse dato un giusto peso: la “governatora” combatté la corruzione, abbassò il prezzo del pane, mise in galera i politici corrotti e gli evasori fiscali, creò le corporazioni degli artigiani. Una donna straordinaria, insomma, che fece cose straordinarie.
«Un qualcosa di mirabile per il presente italiano», afferma la Dandini, che di donne e di politica si è sempre interessata. Sì, ed è per questo motivo che Camilleri, come affermava in un’intervista su La Repubblica, dice di «essere innamorato della sua Eleonora, innamorato della vittoria della bellezza sull’orrido, della voglia di fare sull’inerzia».
«Un libro molto poetico, che in un momento così buio ci rasserena il cuore; un’eventuale proposta di fare tutte le donne governatrici, cosa ne pensi?», chiede Serena Dandini. «È da anni che dico di fare un passo indietro, provando a imitare il governo di Le donne al parlamento di Aristofane, per riflettere. Sarò considerato un rinunciatario ma voglio dire una cosa fondamentale: il coraggio delle donne, enorme rispetto al sesso “forte”, è lo stesso coraggio che le porta a generare vita e ad averne fiducia».
La rivoluzione della luna è un libro che parla del potere e dell’intelligenza, di donne e di politica, del passato e forse, anche, del futuro e che cerca di dare una risposta al mondo e al nostro paese «occultato da una sorta di convinzione sbagliata: che il male sia sempre più forte del bene, del giusto», convinzione che a detta di Andrea Camilleri «sicuramente supereremo».
L’evento si è svolto domenica 17 marzo presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, all’interno del festival Libri come.