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[Focus] Il finale di “Lost”, la controversa chiusura di un mito

di Mirko Braia / 27 marzo

22 settembre 2004, l’aereo 815 della Oceanic Airlines in viaggio da Sidney a Los Angeles precipita lasciando quarantotto sopravvissuti in una situazione tragica. Impossibile rintracciare il volo scomparso dai radar. Le prime, confuse immagini si soffermano sul dottor Jack Shepard, visibilmente scosso e ferito, ma ancora abbastanza lucido da precipitarsi sulla spiaggia e venire in aiuto a più anime possibile in un inferno di sabbia, sangue e lamiere.

Triste pagina di cronaca? No, soltanto i primi minuti di Lost, probabilmente la serie televisiva più influente dell’ultimo decennio. Nel nuovo millennio poco aveva smosso il pubblico nel modo in cui ci è riuscito J.J. Abrams, e dopo la sua fine molti show hanno pagato lo scotto del confronto con il colosso in grado fare le fortune della ABC in America e di FOX in Italia. Negli anni della messa in onda, e soprattutto nei 36 mesi successivi all’ultimo episodio, si è cercato inutilmente di trovare un possibile “erede di Lost”, col solo risultato di bruciare a causa di un confronto impari tanti lavori potenzialmente di successo ma mai all’altezza delle aspettative.

Da diversi anni ormai la serie tv hanno invaso l’America, l’Europa e in più in generale tutto il mondo, diventando vero e proprio fenomeno di massa, rendendoci una generazione di tv series addicted: non c’è dubbio che gran parte del merito vada al lavoro di Lindelof, Lieber (gli altri creatori) e Abrams, schiavo probabilmente del suo stesso successo a mai in grado di replicarsi degnamente. Negli ultimi tempi il suo nome è stato legato a show come Fringe – forse il tentativo meglio riuscito, almeno per quanto riguarda le serie – ma soprattutto a due delusioni (una acclarata, una ancora in bilico tra una possibilità di redenzione e un fallimento dietro l’angolo) come Alcatraz e Revolution, aumentando la nostalgia in tutti quegli spettatori, compreso il sottoscritto, rimasti orfani dal 2010 e ancora in cerca di una serie a cui votarsi per dimenticare il passato.

Eppure neanche la vita di Lost è stata tutta rose e fiori: anzi, la sua morte ha creato una controversia mai sopita sulla quale non si è riuscito a trovare punto di accordo. Nelle ultime serie infatti la base pseudo-scientifica e l’eterna lotta tra fede e ragione hanno lasciato spazio a una piega molto più irrazionale che ha fatto storcere il naso a più di qualche appassionato. Ma è sicuramente l’episodio finale la causa scatenante delle maggiori discussioni.

Dopo sei stagioni di misteri, orsi polari sull’isola, botole, esperimenti nascosti, barche ormeggiate a largo, sottomarini, assalti dall’esterno e chi più ne ha più ne metta, la quinta ma soprattutto la sesta stagione hanno preso una via totalmente diversa, mostrandoci ad esempio la famosa sorgente di luce quanto mai fantastica ma meno plausibile. Poi, dopo 114 episodi, l’imprevedibile epilogo: la lunga serie di flash sideways (scorci di una sorta di realtà parallela) si scopre essere il viaggio di tutti i nostri protagonisti verso una sorta di limbo creato proprio da tutte le anime dei sopravvissuti per ritrovarsi insieme visto il fortissimo legame creato sull’isola. E allora quest’ultima e il passato rimangono indietro, resta solo l’ultimo abbraccio, il saluto ai compagni presenti, a chi si è redento e non c’è (come Mr. Eko) e un ultimo sguardo a chi ha preferito non unirsi in attesa del momento giusto, come Benjamin Linus. Poi la luce bianca, il ritorno sull’occhio di Jack che si chiude, Lost è finito.

E tutti quei misteri irrisolti? E tutte quelle domande rimaste senza risposta? Ma poi perché virare in questa maniera per arrivare a una conclusione che aveva poco da spartire con ciò a cui eravamo stati abituati nelle passate stagioni? Tante domande sono state poste dopo l’ultimo episodio, tanti si sono sentiti “traditi” dopo gli anni passati a chiedersi cosa potesse essere l’isola, cosa sarebbe potuto accadere. Ma altrettanti appassionati si sono stretti attorno a tutti i personaggi per l’ultimo saluto, rimasti legati a loro e all’isola stessa, con cui hanno condiviso un’esperienza irripetibile. E allora a chi dare ragione, come giudicare la serie più affascinante del nuovo millennio? Mai come in questo caso il dibattito è d’obbligo, ed è anche il motivo per cui noi di Flanerí abbiamo voluto parlarne: se avete letto questo articolo e avete seguito Lost in questi sei anni come ho fatto io la ferita lasciata probabilmente non si è mai rimarginata, e allora ogni occasione è buona per rievocare i “vecchi” ricordi e discutere insieme su questo controverso finale. Siete tutti invitati a dire la vostra, magari uniti dentro una chiesa in attesa di poter andare avanti tutti insieme.