Libri
“Il ministero della bellezza” di Marco Lazzarotto
di Roberto Nugnes / 6 maggio
Cosa succederebbe se la bellezza venisse istituzionalizzata e resa un traguardo sociale da perseguire a tutti i costi? Marco Lazzarotto prova a raccontarlo ne Il ministero della bellezza (Indiana, 2013), un viaggio in un’Italia contemporanea e deviata, dove un ipotetico presente assurdo, ma terribilmente reale, prende il sopravvento e il controllo d’ogni cosa.
Matteo Labrozzo è uno scrittore emergente, alla sua seconda prova editoriale dopo un buon esordio, mentre cerca di farsi strada nel disperato e impenetrabile mondo dell’editoria. Convive con Lisa, sua compagna, anche lei occupata a sopravvivere tra lavori precari e una situazione economica sempre più inconsistente. Ma è accaduto qualcosa di impensabile nel paese, qualcosa che segnerà la vita del protagonista e di quelli che gli gravitano attorno. La bellezza diventa ministero, costituzionale, il che in Italia non dovrebbe far rumore. Ma è un’altra bellezza quella di cui si parla e che si fa strada prepotentemente, non quella degli artisti, ma quella dell’apparenza, della superficie, dei lifting e dei corpi scolpiti. In poco tempo lo stato si riorganizza in funzione di questa nuova regola sull’aspetto, comincia a consigliare d’essere avvenenti, poi a imporsi, proprio come accade nelle dittature silenziose, che si insinuano nel privato sino a farsi spazio a gomitate.
La strada è tutta in salita per Matteo, scrittore per nulla aitante, grassoccio, trasandato e con una inarrestabile calvizie incipiente. Tutto sembra correre a suo svantaggio, mentre la callistocrazia avanza con tutte le sue spietate leggi. E allora succede che la segnaletica stradale viene sostituita dagli specchi, come a imporre alla cittadinanza di doversi sempre controllare, in ogni momento, in ogni luogo, per non sfigurare. Le librerie diventano grandi store di abbigliamento, e tutto sembra esser fatto per le copertine patinate che si occupano di moda. I centri storici vengono chiusi, e i brutti ghettizzati in aree prestabilite secondo i canoni di bellezza dettati dal ministero. Persino le nascite sono controllate, e gli esami per la salute del nascituro vengono sostituiti con un test per decretarne la bellezza, quindi il diritto alla vita. E se da un lato Matteo rimane restio e disinteressato al mondo delle palestre e dei pettorali intagliati, Lisa, arrendevole, si lascia rapire dal nuovo credo, forse per sopravvivenza. E allora ecco che alle camicie nere di un tempo, vengono sostituite quelle bianche, quelle dei ragazzoni che abbiamo imparato a vedere nella tv dei reality e nei locali champagniferi della Costa Smeralda. Sono loro i picchiatori di oggi, neanche così differenti da quelli fascisti, ognuno con un fine comune, quello di imporsi a tutti i costi.
Di pari passo cresce anche una specie di resistenza, relegata alle sagre di paese dove promuovere i propri lavori. Ma nulla sembra muoversi, e un’ultima soluzione per Matteo resta quella di crearsi un Avatar, ovvero qualcuno che possa mostrasi per lui. Il suo sostituto, o meglio, il suo opposto, in tutto e per tutto, per qualità fisiche e intellettuali, non tarderà però a cercar di prendere il sopravvento, volendo diventare a tutti i costi il solo e unico Matteo Labrozzo, indirizzando il nostro protagonista verso anni bui e verso la perdita di identità.
Attraverso una scrittura chiara e avvolgente, Marco Lazzarotto ci traduce in favola nera ciò che in realtà già esiste, dove una sorta di callistocrazia ha già messo radici. L’Italia decadente dell’ultimo ventennio è il paese dove questa dottrina non scritta già viene professata, spesso dai potenti di turno, che, per nulla innamorati della bellezza in sé, ne sovvertono il suo essenziale principio.
(Marco Lazzarotto, Il ministero della bellezza, Indiana, 2013, pp. 280, euro 17,50)