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“La rivoluzione della luna” di Andrea Camilleri

di Elisa Longo / 15 maggio

Con La rivoluzione della luna (Sellerio, 2013), Andrea Camilleri torna al romanzo storico.

«In tutte le cronologie dei Vicerè di Spagna in Sicilia, fatta eccezione di una sola, arrivati al 1677, si trova puntualmente scritto che in quell’anno muore a Palermo il Vicerè don Angel de Guzmán e che succede alla sua carica il cardinale Luis Fernando de Portocarrero». Nessuno sa, invece, che viene omesso un piccolo ma importantissimo dettaglio, inspiegabilmente o troppo furbescamente, viene nascosta una storia. Non viene raccontato che tra la morte di Don Angel e l’ascesa al potere di Portocarrero, il defunto regnante lasciava un testamento al Consiglio Regio: l’inizio di un cambiamento. Capitava spesso, e non era la prima volta, che un Vicerè, in punto di morte, nominasse come successore un suo congiunto. La vedova italo-spagnola Eleonora di Mora fu l’unica donna al mondo in quell’epoca ad assurgere a un così alto incarico politico e amministrativo.

Romanzo che esce dagli schemi della serie tanto acclamata di Montalbano e delle sue avventure, La rivoluzione della luna è una fabula di nicchia, una storia non-ricordata negli archivi politici e che solo la meticolosità e la curiosità dell’autore siciliano hanno portato alla luce. Sono state spolverate carte e scartoffie, cercando il nodo centrale di una storia che molti preferiscono non vedere.

Il moto di rivoluzione della luna dura ventotto giorni, gli stessi rappresentati in questo romanzo breve. Giorni che creano scompiglio, confusione, che capovolgono il naturale corso del potere. Romantica e scellerata,la storia narrata da Camilleri parla del futuro e del presente, di politica e di donne, di ingiustizia e di sopraffazione.

L’ambientazione seicentesca lascia spazio a una storia teatralizzata in cui accadono eventi mirabili, in un contesto di malaffare e correità. La splendida neoregnante, «na fimmina àvuta, slanciata, tutta vistuta di nìvuro, la facci ammucciata un vilu nìvuro spisso», viene a presentarsi nella sala del Gran Consiglio sconvolgendo non solo l’occhio ma anche il cuore dei Consiglieri. «’Sta cosa è pejo di ’na rivoluzioni!», afferma uno di loro; e di lì a poco, una ventata di fresco e di rinnovamento sovverte l’ordine costituito: vengono arrestati ecclesiastici pedofili e corruttori, viene fatto abbassare il costo del pane, la dote regale viene utilizzata per il bene comune. Un sottilissimo filo che lega ieri e oggi, un giro di boa che si conclude con la vittoria del Bene e del vivere civile.

Dietro a questo importante cambiamento ci sono i pregiudizi di un popolo maschilista e retrogrado, ci sono le malelingue che si sfogano su una donna «così messa bene, la quali, è cosa cognita, vali meno assà di un omo. E certe vote, meno ancora d’una bona vestia. E se putacaso si metti ’n testa che lei vale chiossà, abbisogna subito rimittirla a posto».

«Li fimmini sunno bone sulo a lettu», si dice delle donne, e in particolare di un’eroina di cui l’autore va fiero.

Un racconto fuori dalle righe, preso dallo scaffale delle storie, da quella «biblioteca dei racconti da narrare da cui tutti gli scrittori attingono». L’impasto linguistico, in cui il lettore si deve calare lentamente, è dovuto alla presenza bipolare di siciliano, “camillerese”, come viene definito dall’autore stesso, e italo-spagnolo; il ritmo frizzante viene accentuato dai notevoli cambi di scena; il tutto corredato dalla penna di uno scrittore profondamente calato nel proprio territorio.

«È da anni che dico di fare un passo indietro, provando a imitare il governo di Le donne al parlamento di Aristofane, per riflettere. Sarò considerato un rinunciatario ma voglio dire una cosa fondamentale: il coraggio delle donne, enorme rispetto al sesso “forte”, è lo stesso coraggio che le porta a generare vita e ad averne fiducia», così Camilleri, con un tono quasi commosso, parla del suo ultimo romanzo.

Un giallo imprevedibile ma ordinato, coerente e scottante, che lancia un messaggio potente e lascia intravedere le delusioni dell’attuale politica corrotta e malandata, che si rinnova nel tempo, ma anche le speranze di chi nella rivoluzione crede ancora.

(Andrea Camilleri, La rivoluzione della luna, Sellerio, 2013, pp. 288, euro 14)