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Libri

“Canada” di Richard Ford

di Dario De Cristofaro / 29 luglio

Può capitare, leggendo Canada (Feltrinelli, 2013) di Richard Ford, di chiedersi per quale motivo l’autore impieghi circa cento pagine per raccontare ogni avvenimento chiave della storia – la rapina, l’arresto, la fuga, gli omicidi – quando poteva benissimo cavarsela con una buona metà.

Un’osservazione forse un po’ superficiale, ma assolutamente lecita.

Supponiamo poi che il passo successivo per risolvere il dilemma preveda la ricerca e la lettura delle recensioni uscite riguardo al libro, perché Richard Ford in fondo è un mostro sacro e ci deve essere una ragione per tutto ciò che fa. Il lettore troverà allora piena soddisfazione nelle parole di Lorrie Moore: «Ci sono romanzi che sono come gabbie, trappole, o carta moschicida, concepiti per catturare le cose e stringerle insieme. Canada è il contrario: è trascinato dal flusso mentale di un figlio e di un fratello che hanno centinaia di domande e pochissime risposte».

Canada di Richard Ford è esattamene questo: un flusso torrentizio di pensieri che avvolge il lettore e lo trascina con sé, sollevandolo da terra, sbatacchiandolo al suolo, per poi abbandonarlo sulla riva turbato e scosso. Un flusso fatto di ripetizioni, di precisazioni, di interrogativi ricorrenti, che travolgerebbe quasi sicuramente chiunque si trovasse ad aver vissuto una vita come quella di Dell Parsons e fosse riuscito a sopravviverle.

Anni Sessanta del Novecento, Great Falls, Montana. Dell e la sorella Berner hanno solo quindici anni quando i genitori, due normalissimi genitori, decidono di compiere una rapina, con l’illusione di poter dare a se stessi e ai propri figli un futuro migliore, di potersi liberare dalla mediocrità statica, tipica della provincia americana. Ma si sa, solo dei folli o degli ingenui improvviserebbero una rapina, certi di farla franca. I genitori di Dell vengono arrestati dopo qualche giorno, davanti agli occhi stupiti dei propri figli. Ha inizio allora la fuga dei ragazzi, per scampare a un destino di orfanotrofi e servizi sociali. Separatosi dalla sorella, più sveglia e ribelle di lui, Dell finisce in uno sperduto paese del Saskatchewan, la più anonima tra le province del Canada, persa nel nulla della prateria, tra la prospera Alberta e il sonnecchiante Manitoba. Qui incontrerà Arthur Remlinger, figura ambigua e impenetrabile, un enigma vivente, capace di uccidere chiunque pur di salvare la pelle. Nonostante le avversità – alla rapina seguiranno degli omicidi – Dell riuscirà a mantenere la purezza che lo ha sempre contraddistinto, pur rimanendo prigioniero perenne dei molti interrogativi circa il legame di causa-effetto che hanno condizionato la sua esistenza.

Sarà l’incontro finale con la sorella Berner a permettere a Dell di dare un senso ulteriore al passato, in parte comune, in parte individuale, che ha marchiato le loro vite. Così come diventa ancora più evidente nel finale quel legame profondo tra i ricordi di Dell quindicenne e quelli di Dell ormai adulto, così perfettamente innescato nella dinamicità del flusso di pensieri, attraverso cui Ford collega le vicende.

Canada spalanca una miriade di finestre sul senso dell’esistenza, delle decisioni e delle azioni proprie e altrui, delle conseguenze che queste portano con sé. Al lettore spetta la scelta se affacciarsi o no per guardare cosa c’è oltre la siepe.


(Richard Ford, Canada, trad. di Vicenzo Mantovani, Feltrinelli, 2013, pp. 424, euro 19)