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“Rectify” di Ray McKinnon

di Alessio Belli / 23 ottobre

[Attenzione, questo articolo contiene spoiler su una serie ancora inedita in Italia]


Esistono – per il sottoscritto –  due tipi di serie, con corrispettiva  modalità di visione. La prima è il “rullo compressore”: Lost, Homeland, il miglior Dexter, 24. Prodotti televisivi nati per dominare la tua routine, i cui episodi vengono fagocitati avidamente. Poi c’è una seconda specie, più particolare. Difficile da classificare. Unica, originale, fuori dagli schemi. Un format inizialmente difficile a cui devi dedicarti e concederti, ma che alla fine porterai per tutta la vita. Leggi alla voce Breaking Bad. Leggi alla voce Les Revenants. Solo per fare qualche nome. Tra questi, si è inserito – e posto tra i vertici – quello di Rectify.

Attenti: se avete un’anima sensibile e un cuore, pensateci un attimo prima di iniziare a vederla. Ve lo dico prima perché la mole di meraviglia e commozione tocca in Rectify vertici notevoli. Lo si capisce fin da subito, dalle istantanee poetiche proposte dalla sigla intessuta su quelle note folk-country che fanno tanto America Sudista. La vicenda sembrerebbe già raccontata: da Dead Man Walking e American History X per il cinema, a OZ per la tv. Ma state tranquilli: le vostre certezze crolleranno presto. Per fortuna.

Daniel Holden è un ragazzo condannato a morte per lo stupro e l’omicidio di Hanna, la sua fidanzata di sedici anni. Due testimoni giurano d’aver visto Daniel mettere dei fiori sul cadavere della vittima. Dopo diciannove anni nel braccio della morte, grazie a un cavillo forense Daniel Holden viene rimesso in libertà. Ad attenderlo fuori c’è la sua famiglia. Soprattutto la sorella e il suo compagno, l’avvocato difensore di Daniel. Ma c’è anche un paese ancora avvelenato dal lutto, affamato di giustizia a tutti i costi. Ci sono i due testimoni, i quali, appena Holden esce, iniziano a preoccuparsi. Da qui partono le domande e le trame che caratterizzeranno i sei episodi della prima stagione: è lui il vero colpevole? Cosa gli è successo in galera? Se non è stato lui, chi sono i veri colpevoli? Come hanno vissuto tutto ciò i suoi familiari? Cosa gli capiterà una volta uscito?

Seconda produzione televisiva originale – dopo Top Of The Lake – del Sundance Channel (sì, lo stesso Sundance del festival di Robert Redford), Rectify si presenta come uno dei pochissimi format televisivi davvero indipendente e libero da ogni consono meccanismo: i ritmi sono lenti, i dialoghi non stereotipati, in sottofondo si sente Bon Iver e lo sguardo della macchina da presa scandaglia con cura i paesaggi della Georgia dove è ambientata la vicenda e non si pone scrupoli a mostrare scene brutali e d’impatto.

In Rectify convivono due anime: una dolce e struggente, l’altra violenta e implacabile. Un po’ come in Daniel Holden. Dietro lo sguardo di ghiaccio e l’espressione d’acciaio coabitano sia i ricordi dolorosi dell’asfissiante reclusione, sia l’amicizia con il compagno di cella accanto. Ora che è fuori, l’animo è diviso tra volontà di redenzione e la rabbia sgorgante dai drammi del passato.

L’emblema di Rectify sono i momenti in cui Holden – interpretato da uno straordinario quanto sconosciuto  Aden Young – si ferma a fissare dei piccoli particolari: una paesaggio silente, uno scorcio di luce, l’espressione di un vicino, un particolare dell’arredamento casalingo. Ci sono tutto lo smarrimento, la curiosità e il dramma di una persona che per anni è stata in un altro mondo. Un mondo senza Internet e cellulari, tutto walkman e vecchie console.

Rectify segue la “correzione” di Holden anche tramite chi gli sta attorno. Davvero notevole la scelta del cast e la costruzione dei comprimari: dall’agguerrita ma fragile sorella Amantha, alla fervente credente moglie del fratellastro, alla melanconica madre che ancora non ha ben realizzato di poter riabbracciare il suo bambino creduto morto. Bastano poche inquadrature sui loro sguardi per capire la mole d’intensità in gioco. Rectify, dopo aver appassionato e scosso lo spettatore, si conclude con “un colpo di grazia” davvero indelebile, che se avete i requisiti citati all’inizio dell’articolo, vi farà vacillare parecchio.

Dopo il plauso unanime della critica mondiale intenta a lodarne l’originalità, la profondità e lo stile, Rectify è stata rinnovata per una seconda stagione di dieci episodi. Troppi i misteri su Daniel Holden e l’omicidio della ragazza. Troppi i lati oscuri della sua anima da portare alla luce. Troppa la bellezza di questa serie per poterne fare a meno: tanto che spesso vi accorgerete di guardare nella stessa direzione di Daniel.