Varia
“Giulio Cesare – Julius Caesar” di Vincenzo Manna e Andrea Baracco
di Federica Imbriani / 30 gennaio
«Cesare, guardati da Bruto, attento a Cassio, non ti avvicinare a Casca, tieni d’occhio Cinna, diffida di Trebonio, bada a Metello Cimbro, Decio Bruto non ti ama, hai fatto torto a Caio Ligario. Un pensiero solo unisce questi uomini, ed è rivolto contro Cesare. Se non sei immortale, guardati intorno». Le parole di Artemidoro sussurrate fuori scena, aprono il Giulio Cesare – Julius Caesar di Andrea Baracco e Vincenzo Manna, già invitato a rappresentare l’Italia al Festival Globe to Globe 2012 dallo Shakespeare Globe Theatre di Londra e vincitore del Certamen Almgr-Off 2012.
La Roma sul palcoscenico è la città della lunga notte tra la vigilia delle idi di marzo del 44 a.C. e la disfatta di Filippi, una plumbea allucinazione del tramonto della Repubblica. Giulio Cesare, al culmine della sua carriera politica, riceve l’offerta della corona, Roma repubblicana cessa di esistere e si leva il vento della congiura. Nella riscrittura di Manna e Baracco, che tagliano personaggi e battute assottigliando il testo fino a renderlo uno strumento chirurgico affilato ed efficiente, Cesare non c’è. Al suo posto, ad accusare i fendenti di gesso di Bruto, Cassio e Casca, una poltrona nera sfondata, metafora di un potere sul quale tutti si arrampicano o dentro il quale, vivi o morti, affondano.
La scenografia di questo spettacolo, in accordo all’opera di sottrazione operata, è quanto di più essenziale: tre porte scardinate che vengono percosse, verniciate, rovesciate, sollevate o, semplicemente, portate avanti e indietro sulla scena dagli stessi attori per ricoprire contemporaneamente il ruolo di quinte, oggetti di scena e soglie simboliche incapaci di dividere completamente il mondo reale dei corpi da quello sottile dei pensieri.
I pensieri, infatti, invadono la scena e giganteggiano, non nelle parole, urlate o sussurrate in obbedienza a un intonazione visionaria e distante dal testo, ma nei corpi sbattuti, sofferenti, contorti che sono investiti del compito di dare senso a quanto le bocche pronunciano. Una prova d’attore a tutto tondo per mettere in mostra la tensione dei congiurati – uomini travolti dall’invidia o ultimi romani? – che patiscono per un impossibile sollievo da ricercarsi nella morte dell’ineguagliabile Cesare.
Freddo, delirante, onirico, simbolico questo Giulio Cesare – Julius Caesar che ricorda le atmosfere tipiche del teatro di Eimuntas Nekrošius, offre una rilettura del testo shakespeariano davvero interessante sorretta, laddove le elisioni rischiano di confondere certo e incerto e di far perdere spessore soprattutto alle figure femminili, dalla fisicità di Ersilia Lombardo, dall’intensità espressiva di Roberto Manzi, perfetto nel ruolo di Cassio, e dalla capacità di Giandomenico Cupaiolo di sottolineare, nel delirio, luci e ombre dell’animo umano.
Giulio Cesare – Julius Caesar
di William Shakespeare
adattamento di Vincenzo Manna e Andrea Baracco
regia di Andrea Baracco
con Giandomenico Cupaiuolo (Bruto), Roberto Manzi (Cassio), Ersilia Lombardo (Calpurnia), Lucas Waldem Zanforlini (Casca e Ottaviano), Livia Castiglioni (Porzia), Gabriele Portoghese (Marc’Antonio).
Prossime date
Roma – Teatro Vascello, dal 21 gennaio al 2 febbraio 2014
Arezzo – Teatro Mecenate, 5 febbraio 2014
Verona – Teatro Camploy, 20 febbraio 2014
Vicenza – Teatro Comunale, 21 febbraio 2014
Padova – Multisala Pio X, 25 febbraio 2014
Foggia – Teatro Del Fuoco, 19 Marzo 2014
Putignano (BA) – Teatro Sala Margherita, 20 Marzo 2014
Taranto – Teatro Tatà, 21 Marzo 2014