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“Il diritto di avere diritti” di Stefano Rodotà
di Simone Mercurio / 10 febbraio
Accingersi all’analisi e alla recensione di un volume come Il diritto di avere diritti (Laterza, 2013), del professor Stefano Rodotà non è semplice per vari motivi. Innanzitutto ci si trova di fronte alla sintesi, al vero e proprio “manifesto” del pensiero di un giurista e di un personaggio politico tra i più influenti, competenti, intellettualmente liberi del panorama italiano ed europeo.
Altro motivo è quello che, delle oltre quattrocento pagine di analisi storiche e sociologiche, citazioni, riflessioni ben approfondite e proposte, ci sembra riduttivo sottolinearne alcune piuttosto che altre. Tutte importanti, tutte degne di approfondimenti di studio e analisi.
Un’opera, insomma, non fatta da un accademico e rivolta esclusivamente ad accademici, ma una summa di pensieri e riflessioni sul «diritto di avere diritti» che nell’esempio e nella proposta attiva del professore di origini cosentine, va oltre l’esercizio di stile meramente professorale e diventa esortazione per una cittadinanza consapevole e attiva.
Classe 1933, da molti anni ormai, il professor Rodotà è paladino extraparlamentare dei diritti nel nostro Paese. Nel lontano 1994 lascia il Parlamento dopo una vita di militanza prima come membro indipendente del Partito Comunista Italiano, e poi del Partito Democratico della Sinistra di cui è stato anche presidente nazionale fino al 1992.
Al culmine della sua carriera politica, in qualità di membro della Commissione Europea, partecipa alla scrittura della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. In seguito e fino a oggi Rodotà è stato, tra l’altro, garante dei diritti della privacy e tra i primi firmatari dei celebri referendum vincenti del 2011 per l’acqua bene comune e contro il nucleare.
«Il concetto espresso dal titolo del mio libro, è un concetto che appartiene alle donne, in primis ad Hannah Arendt» ha dichiarato Stefano Rodotà. E della stessa filosofa tedesca è la frase che suggerisce il titolo al saggio del giurista: «Il diritto di avere diritti, o il diritto di ogni individuo ad appartenere all’umanità dovrebbe essere garantito dall’umanità stessa», citazione dall’opera, Le origini del totalitarismo della stessa Arendt.
Secondo Rodotà, quello dell’umanità è un tema centrale nella formulazione della tematica dei diritti. «Deve essere l’umanità stessa a garantire i diritti, a cominciare dal diritto alla vitadi ogni persona» afferma.
Rodotà definisce la frase della Arendt come «un’intuizione straordinaria da tenere sempre ben presente quando si cerca di interpretare e leggere l’attualità».
Ma quali sono i diritti fondamentali? Nel suo volume il professore lo spiega con larghe argomentazioni storiche e ne rintraccia le basi documentabili nella rivoluzione francese del 1789: libertà, eguaglianza e fraternità. «Quest’ultima nella nostra Costituzione è chiamata solidarietà. Rispetto alla rivoluzione d’oltralpe» spiega il professore «oggi noi individuiamo una novità: ovvero, quella della dignità della persona». «Nella Costituzione Italiana si parla della dignità sociale di ciascuno» afferma ancora Rodotà nel suo libro «della dignità del lavoro, dell’esistenza libera e dignitosa».
Anche la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, che ormai ha valore giuridico vincolante, nel suo “articolo 1” afferma che: «La dignità umana è inviolabile». «Questo è il nucleo che deve essere riconosciuto in qualsiasi situazione. Pertanto è fondamentale l’attenzione ai diritti sociali, quindi il diritto al lavoro, alla salute, all’abitazione, all’istruzione» specifica Rodotà.
L’ostacolo più grande per i diritti è spesso rappresentato dal capitalismo, dalle banche, dai poteri forti e dai governi a questi collegati. Viene così commesso «un errore grave di valutazione, perché molti economisti hanno dimostrato che le disuguaglianze non favoriscono la crescita economica. Sono anni che ci dicono che l’unica vera legge cui obbedire sia quella del capitale. Una legge del mercato che per qualcuno oggi è diventata una sorta di legge naturale».
Si dice: «I mercati votano», «i mercati giudicano», «i mercati danno le indicazioni». «Questa subordinazione delle persone all’economia» chiosa severo Rodotà «non fa altro che ridurre le persone a merce di scambio».
In conclusione, per Stefano Rodotà questo è assolutamente incompatibile con l’idea di democrazia e con l’idea di rispetto della persona come individuo fornito di dignità. Prima di tutto l’uomo e i suoi diritti.
(Stefano Rodotà, Il diritto di avere diritti, Laterza, 2013, pp. 444, euro 20)