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Libri

“La vita perfetta di William Sidis” di Morten Brask

di Alessandra Cucca / 7 maggio

«Vorrei vivere la vita perfetta. L’unico modo per avere la vita perfetta è viverla in solitudine».William Sidis a un giornalista, 1924.
Un esergo che apre il cuore del libro. La vita perfetta di William Sidis (Iperborea, 2014) è una piccola perla che arriva in Italia dalle fredde terre danesi. Il suo autore, Morten Brask, cerca di mettere in luce il destino di un uomo: attraverso lettere, interviste, dati storici e un po’ di fantasia prende forma, sotto lo sguardo del lettore, la vita di William James Sidis.

Salti temporali, capitoli brevi, piccole ciliegie di parole ci catapultano nella vita di questo enfant prodige forse troppo poco conosciuto. Siamo nel 1898: il piccolo Sidis è seduto a tavola tra i suoi genitori che discorrono della sua educazione, lui mangia la sua pappa tra un sorriso e l’altro: ha solo sei mesi. A diciotto mesi legge il New York Times, a quattro anni impara da autodidatta il greco e il latino, a sei conosce dieci lingue e ne inventa una, a undici entra ad Harvard da studente, a sedici è già docente. Questi alcuni numeri. Questa l’infanzia del piccolo genio, il cui QI è quello più alto mai misurato nella storia.

Ma tutto ha un prezzo. Chiave d’accesso ai salotti “che contano” per la madre, esperimento  educativo da mostrare per il padre psicologo, il giovane deve mettere in mostra tutta la sua straordinaria intelligenza. Ma sono proprio queste sue doti a minare il suo futuro condannandolo a non avere una vita normale: crescendo, Billy è sempre più etichettato come diverso, un emarginato della società, incapace di comunicare i propri sentimenti a quella ragazza animata dalla passione per le idee bolsceviche. Lui, idealista pacifista che traduce per gli immigrati i discorsi di Martha, finisce in carcere per una dimostrazione. È l’inizio del declino. Dichiarato mentalmente instabile dai genitori, viene segregato nell’ospedale psichiatrico da loro gestito per proteggerlo da eventuali pericoli; resiste ben poco, riuscendo a scappare e far perdere le sue tracce adattandosi ai mestieri più strani pur di fuggire da quella vita. I genitori lo ritroveranno solo anni dopo, in una stanza d’ospedale.

Una vita dunque, quella del nostro Sidis, vissuta nell’incondizionato amore per la conoscenza e il sapere, accompagnato dalla costante ricerca della solitudine, della pace. Uno sguardo profondo, limpido, che attraversa e coglie la semplicità dei complessi meccanismi che chiamiamo mondo. Un incessante interrogare e interrogarsi che spesso, nella sua semplice curiosità, arriva fin troppo in fondo alle cose, facendoci perdere in esse ed estraniandoci da esse allo stesso tempo. Questo il vivere di William, che troverà la risposta alla sua costante ricerca, davanti a un tè, a due bicchierini di acquavite e il suo unico amico di una vita, Sharfman:
«Grazie Billy, devo trovare la mia strada da solo. La strada perfetta per la vita perfetta, ah ah! Whitehead non sa niente della vita perfetta, nessuno sa nulla della vita perfetta».
«Non c’è una vita migliore di un’altra», risponde William. «Devi cercare di scegliere il cammino che tu ritieni più giusto. Così raggiungi una sorta di perfezione nella tua vita. Anche se agli altri non sembrerà tale».
[…] 
«Dannazione, non lo so, Billy. La vita perfetta, bha! Al diavolo la vita perfetta».

(Morten Brask, La vita perfetta di William Sidis, trad. di Ingrid Basso, Iperborea, 2014,  pp. 387, euro 17,50)