Varia
“Helix” di Cameron Porsandeh
di Mirko Braia / 21 maggio
[Serie inedita in Italia]
In piena mid-season – ormai siamo vicini a fine anno, all’appello manca solo qualche ritardatario ma si possono cominciare a tirare le prime somme – ancora non vi abbiamo presentato tantissime novità. Abbiamo scavato sempre a fondo alla ricerca delle serie più pregiate del momento, ma questo anno sono venuti alla luce pochi tesori. Qualche capolavoro (largamente annunciato) si è palesato, come True Detective, ma non siamo stati certo noi a scoprirlo. Molte altre serie, come consuetudine, sono scomparse dalla programmazione in un battito di ciglia, al massimo in alcuni casi giunte per inerzia al finale di stagione. Capita di giocare sempre più col fuoco a furia di azzardare con le idee innovative. Capita anche di andare sul sicuro riproponendo schemi in grado di fare presa sul pubblico, e riuscire a fare risultato. Parliamo ad esempio di Helix, l’ultimo successo targato SyFy.
“Play God, pay the price”. Cosi ci è stato presentato lo show fin dal primo momento. Le vicende infatti partono da alcuni dottori del CDC (il centro di controllo delle malattie americano) pronti a partire alla volta dell’Artico per indagare sul pericolo dello scoppio di un’epidemia in una stazione in cui si effettuano ricerche ed esperimenti biochimici. Ora, rimanga tra noi: dopo anni ed anni di serie TV, non avete avuto quel piccolo sussulto da “potevo farlo anch’io?”. Con una premessa simile difficile pensare nel nuovo capolavoro del genere.
Ed infatti Helix non vuole e non deve essere questo. Troppo spesso, forse, ci è capitato di cercare serie capaci di stupire e di entrare nell’Olimpo dei migliori. Ma indubbiamente la componente intrattenimento deve avere la sua parte, e in questo caso ci riesce perfettamente. Nonostante una scena continuamente chiusa e fissa (tutta la prima stagione si svolge all’interno dell’istituto all’Artico) e alcuni cliché sia per quanto riguarda lo sviluppo narrativo, sia per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, la serie riesce a tenere “incollato” lo spettatore allo schermo grazie soprattutto ai continui cliffhanger (per i digiuni di questi termini il classico colpo di scena di fine episodio in grado di tenere tutti sulle spine). Giunti a fine puntata scatta il desiderio di scoprire cosa avranno da offrire le ore successive.
Per aggiungere un po’ di pepe a quanto detto fino ad ora, va sottolineato come praticamente tutti i personaggi tramino qualcosa di nascosto o abbiano un segreto da nascondere. Non ci saranno intrecci alla Twin Peaks, non ci saranno rivelazioni alla Lost – ma occhio al dottor Hatake, al secolo Hiroyuki Sanada, già presente proprio nello show di J.J. Abrams –, ma la situazione sarà un continuo divenire spesso imprevedibile. Sulla trama meglio non dire altro, sia perché può bastare quanto raccontato finora, sia perché in una serie che punta cosi tanto sui colpi di scena ogni rivelazione potrebbe essere inutile se non dannosa.
Come al solito, il successo in questo caso è avvalorato dalla rapida conferma per una seconda stagione che sarà il vero banco di prova per lo show, “costretto” ad uscire dai confini dell’istituto per, chissà, farci girare il mondo assieme ai protagonisti. Di questi tempi aver passato la crudele sfida del primo anno va festeggiata come una vera e propria vittoria.
Bisogna cercare di fare chiarezza e di ripetere di non cercare in questa serie i vari Black Mirror, Utopia o Les Revenants. Sorvolate anche, se possibile, su alcuni difetti come una computer grafica a tratti “approssimativa”. Helix non è la classica “the next big thing”. Ma è vero intrattenimento, è una serie classica e lineare, dove i colpi di scena hanno la meglio sulla trama in sé. Staccate dai vostri impegni, interrompete la ricerca del prossimo capolavoro e “divertitevi”. Alla fine è proprio vero, spesso le idee più semplici sono le migliori.