Libri
“Il segreto di Nadia B.”: a tu per tu con Sergio Campailla
di Matteo Chiavarone / 6 dicembre
Intervistiamo Sergio Campailla, autore di opere molto apprezzate come Romanzo Americano, Una stagione in Sicilia o Paradiso terrestre. È tra i più noti studiosi di letteratura italiana. A lui va il merito di aver portato in auge la figura di Carlo Michelstaedter: ed è proprio dalle carte dell’autore di La persuasione e la rettorica che nasce il bellissimo volume Il segreto di Nadia B. (Marsilio, 2010).
Innanzitutto grazie per l’intervista. Ho avuto la fortuna anni fa di essere un suo studente (ndr: Campailla insegna Letteratura Italiana presso la facoltà di Lettere e Filosofia “Roma TRE”) e leggendo i suoi volumi Controcodice e I paesi in cui sono nato ricordo che, giovanissimo, rimasi affascinato da due “personaggi”: Malaparte e Michelstaedter. Con il primo ho finito laureandomici, con il secondo è iniziato un amore mai assopito. Quest’anno si è parlato molto dell’autore goriziano anche per ricordarne il centenario dalla morte. Lei stesso ha prima curato La melodia del giovane divino proposto da Adelphi e poi ci ha condotto in quella sua ricerca personale che è Il segreto di Nadia B. (Marsilio, 2010). Secondo lei perché ancora oggi Michelstaedter suscita tanto fascino?
Michelstaedter è un giovanissimo e un postumo. La sua opera principale è una tesi di laurea, mai discussa: un rifiuto radicale dell’ingiustizia e dei compromessi di una società alla vigilia della prima guerra mondiale. Ma a distanza di tanto tempo, ci accorgiamo che quel rifiuto non ha perso forza nella realtà contemporanea e che anzi si carica di un formidabile valore simbolico. Michelstaedter è un simbolo: il fratello che ci manca.
In fin dei conti Michelstaedter era giovanissimo quando si è suicidato. Eppure è citato in tutte le antologie come poeta, scrittore, filosofo. Ne La melodia del giovane divino vengono accorpati molti testi (pensieri, racconti, critiche). Io ho apprezzato molto il Discorso al popolo e La giustizia. Quali tra questi testi sono, a suo avviso, quelli più “completi” ed “attuali”? Esiste davvero questa “melodia” leggendo Michelstaedter?
Non cercherei la completezza, né la sistematicità. Questi testi sono frammenti, che danno bagliori. Presuppongono una illuminazione, in chi li ha scritti e forse in chi deve leggerli. Nello stesso tempo, suonano definitivi, nel senso che dopo non c’è nulla, il tempo si è fermato. Da questa condizione visionaria nascono il Discorso al popolo o La via della salute. Ma le pagine di La melanconia sembrano nascere da un esperto della dottrina dei quattro umori e potrebbero essere il manifesto di un gruppo iniziatico, che soffre il male di vivere. Persino l’apologo di Paolino, nella sua essenzialità, coglie in maniera struggente un problema fondamentale della crescita e dell’educazione. È questa la melodia che chiede un ascolto.
Il segreto di Nadia B. intreccia figure su figure trasformando quasi in un romanzo una ricerca personale immagino durata molti anni. Cosa l’ha colpita di questa Nadia B. e soprattutto può spiegare ai nostri lettori cosa “gira” intorno a questa figura?
Il segreto di Nadia B. nasce per destino, dopo un lungo viaggio. Era, all’origine, un libro di realizzazione molto improbabile. Dopo cento anni, una giovane donna, che ha subito la violenza della famiglia, della società e della storia, dimenticata e ignorata, riaffiora, quasi per miracolo, dal passato e ci fa sentire le sue ragioni e il suo straordinario fascino. Un caso che ha una valenza di metodo. Che cosa nasconde il passato? Quali verità, senza cui il nostro presente è falso e inaccettabile?
La letteratura di confine (mitteleuropea, siciliana, ebraica) è sempre stata, se non sbaglio, la direzione dei suoi studi. In questo volume si unisce ad un suo grande amore, quello per la Russia (o forse soltanto per la letteratura russa?): leggendolo ho sentito tutta la forza di questo sentimento. Io credo che sia stato un libro molto sentito. Mi sbaglio? Le confesso che mi stavo innamorando di Nadia, questo “mito” intorno a lei mi ricordava un certo stilnovismo visivo con sapore moderno. Non si rischia, procedendo in una ricerca come questa, di rimanere così affascinato da personaggi del genere (che sia Carlo o Nadia poco importa) da perdere l’obiettività?
Il segreto di Nadia B. si sviluppa su un orizzonte internazionale, da Pietroburgo a Odessa a Berlino a Londra a Firenze. La vena ebraica e quella russa sono decisive nella mia formazione; e il personaggio di Nadia chiedeva questo doppio interesse e queste competenze preliminari. Il mio libro è la fusione postmoderna del genere romanzo e del genere saggio, per ragioni interne e non per scelta intellettualistica. Il racconto è la forma più efficace, e avanzata, della comunicazione e della storicità.
Si è chiusa la “due giorni” di lavori su Michelstaedter presso il dipartimento di Italianistica della facoltà di Lettere e Filosofia (Roma TRE). È soddisfatto di come si è svolto il convegno? Si è giunti a qualcosa di interessante?
Organizzando un Convegno internazionale all’Università di Roma, dal titolo emblematico “Un’altra società”, non ho inteso addomesticare Michelstaedter. Al contrario, nelle modalità perseguite, ho cercato di richiamare l’istituzione a una maggiore consapevolezza dei suoi compiti, dei suoi limiti e delle sue contraddizioni. Già questo mi sembra un obiettivo apprezzabile.
Un’ultima domanda. Quali sono i prossimi viaggi? È in cantiere qualcos’altro?
Sicuramente. Viaggi e altro.
La ringrazio davvero di cuore, è stato un onore per me intervistarla.